Un bruciore improvviso sulla lingua o un pizzicore sul lato interno della guancia. Poi compare una piccola macchia biancastra, dolorosa al solo sfiorarla. È così che inizia, quasi sempre, l’afta in bocca. Un disturbo molto diffuso, che interessa milioni di persone ogni anno, capace di trasformare semplici gesti quotidiani come mangiare, bere o parlare in un’esperienza fastidiosa.
L’afta è una piccola ulcera che si forma sui tessuti molli della cavità orale. Non è contagiosa, non dipende da virus né da batteri, e scompare da sola nella maggior parte dei casi. Ma non per questo va ignorata. Dietro la comparsa delle afte possono nascondersi carenze nutrizionali, stress cronico, problemi gastrointestinali o traumi. Inoltre, il dolore può diventare tale da interferire con l’alimentazione e la qualità della vita.
Capire da cosa dipende, imparare a riconoscerla e sapere come trattarla aiuta ad affrontare il problema nel modo più corretto, evitando che si cronicizzi o si complichi.
Sintomi dell’afta: come riconoscerla?
Il primo segnale che annuncia la comparsa dell’afta è una sensazione localizzata di bruciore o formicolio, spesso avvertita uno o due giorni prima della lesione vera e propria. La mucosa si arrossa, si gonfia leggermente, e in quel punto si sviluppa una piccola ulcera biancastra o giallastra, dal bordo rosso acceso.
La forma è generalmente rotonda o ovale, con un diametro che raramente supera il centimetro. Il dolore è sempre presente e tende a intensificarsi durante la masticazione, la deglutizione o mentre si parla.
L’afta può comparire in diverse zone della bocca: sulla superficie o ai lati della lingua, sulla mucosa delle guance, alla base delle gengive, sul palato molle e all’interno delle labbra.
Nei casi più gravi, le afte possono diventare numerose e molto dolorose, interferendo con l’assunzione di cibo e liquidi. Talvolta si associano a ingrossamento dei linfonodi o febbre lieve. In base alla forma e alla gravità, si distinguono tre tipi di afte:
- minori, piccole e isolate;
- maggiori, più grandi e profonde, talvolta cicatriziali;
- erpetiformi, che si manifestano con molteplici ulcerazioni puntiformi.
Cause dell’afta
Non esiste un’unica causa alla base delle afte. La loro comparsa dipende dalla combinazione di più fattori, sia locali che sistemici.
Un trauma, anche banale, può essere sufficiente: mordere accidentalmente l’interno della guancia, utilizzare uno spazzolino con setole troppo dure, sfregare la mucosa con una protesi o un apparecchio ortodontico. Anche denti sporgenti o otturazioni ruvide possono irritare in modo cronico la mucosa orale, innescando l’infiammazione.
Ma spesso l’origine è più profonda. Una dieta povera di vitamina B12, acido folico, ferro o zinco indebolisce le difese immunitarie locali, rendendo più vulnerabile la mucosa. Alcuni alimenti sono noti per essere potenziali irritanti: cioccolato, frutta secca, caffè, formaggi stagionati, fragole, agrumi, cibi piccanti o molto acidi.
Esiste anche una predisposizione individuale. In molte famiglie, più persone tendono a soffrire di afte, e questo suggerisce un possibile ruolo genetico. Alcuni studi hanno evidenziato la presenza di particolari varianti genetiche che influenzano la risposta infiammatoria dell’organismo, rendendo alcune persone più sensibili.
Tra i fattori scatenanti ci sono anche lo stress psicofisico, le variazioni ormonali – come quelle che si verificano durante il ciclo mestruale o la gravidanza – e l’assunzione di alcuni farmaci, in particolare antinfiammatori non steroidei e beta-bloccanti.
Infine, in alcuni casi, le afte sono associate a malattie sistemiche. Le più comuni sono la celiachia, la malattia di Crohn, la colite ulcerosa e la malattia di Behçet. Anche le infezioni da HIV e i difetti immunitari possono provocare afte ricorrenti o particolarmente severe.
Diagnosi dell’afta in bocca
Per identificare un’afta non servono esami invasivi. La diagnosi è clinica: basta una visita dal dentista o dal medico per riconoscere il quadro. L’aspetto tipico della lesione e la sede in cui compare rendono semplice il riconoscimento.
Solo in alcuni casi è necessario un approfondimento. Quando l’afta non guarisce entro due settimane, si presenta in forma molto dolorosa o si ripete prima che la precedente sia scomparsa, può essere indicato effettuare analisi del sangue, test per la celiachia, valutazioni nutrizionali o esami per escludere malattie autoimmuni. Se la lesione persiste oltre tre settimane, o mostra segni atipici, può essere richiesta una biopsia per escludere patologie più serie.
Trattamenti e cura per l’afta
Nella maggior parte dei casi, le afte si risolvono da sole in pochi giorni. Tuttavia, il dolore può essere intenso, soprattutto durante i pasti o la conversazione, e richiedere un trattamento specifico.
I rimedi più efficaci agiscono localmente. Esistono gel, spray e pomate protettive che, una volta applicate sulla lesione, formano una pellicola in grado di isolare l’afta e ridurre il dolore. Alcuni prodotti contengono anestetici locali, come la lidocaina, oppure sostanze antinfiammatorie.
Nei casi più severi si può ricorrere a farmaci corticosteroidi, in forma topica o, raramente, sistemica. Se l’origine è infettiva, il medico può prescrivere antimicotici, antivirali o antibiotici, ma solo dopo aver identificato la causa.
In presenza di carenze nutrizionali, l’integrazione con vitamina B12, ferro o acido folico può favorire la guarigione e prevenire le recidive.
Per ridurre il rischio di infezioni e favorire la guarigione, è utile mantenere una buona igiene orale, utilizzare uno spazzolino morbido, evitare dentifrici aggressivi e sciacquare la bocca con un collutorio delicato.
Come prevenire l’afta in bocca
Evitare del tutto la comparsa delle afte non è sempre possibile, ma alcuni accorgimenti aiutano a ridurre il numero e l’intensità degli episodi. Il primo passo è l’attenzione all’alimentazione. Una dieta varia, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e fonti proteiche magre aiuta a prevenire le carenze nutrizionali che possono favorire le afte.
È utile osservare se determinati alimenti scatenano la comparsa delle lesioni. In quel caso, vanno evitati. Lo stesso vale per cibi troppo caldi, acidi, piccanti o duri, come agrumi, ananas, frutta secca, toast e patatine.
L’igiene orale deve essere curata ogni giorno, con spazzolini delicati e dentifrici privi di sodio laurilsolfato. Il filo interdentale va usato con attenzione per non irritare le gengive. Chi indossa apparecchi ortodontici o protesi dovrebbe controllare che non ci siano spigoli vivi o parti che sfregano la mucosa.
Anche lo stress gioca un ruolo importante. Ridurre la tensione quotidiana, dormire bene e prendersi cura del proprio benessere psicologico può fare la differenza, soprattutto nei soggetti predisposti.
Afta che non passa: cosa fare?
Un’afta che non guarisce entro due settimane richiede attenzione. Lo stesso vale per le lesioni particolarmente dolorose, che si ripetono con frequenza, che si estendono alle labbra o che si associano a febbre e malessere generale.
In questi casi è opportuno consultare il medico. Potrebbe trattarsi di una forma grave di stomatite aftosa o della manifestazione di una condizione sistemica più complessa. Con una visita e gli eventuali esami di supporto sarà possibile individuare la causa e impostare la terapia più adatta.
Nel frattempo, per ridurre il disagio, è utile evitare i cibi irritanti, non fumare, non assumere alcolici, bere a temperatura ambiente e mantenere una scrupolosa igiene orale. Se indicato, si può usare un anestetico locale o un gel protettivo.
L’afta è un disturbo comune, ma non va sottovalutato. Quando compare, segnala uno squilibrio, anche se lieve. Ascoltare il proprio corpo e intervenire con consapevolezza è il modo migliore per proteggere la salute della bocca.